Shadow In The Dark

Luglio / agosto 1989, Chitarre n. 40/42
Di Stefano Tavernese

Francis Kuipers è un personaggio molto amato. La sua chitarra irruenta e lo spirito genuino che non l’abbandona mai hanno dato alla sua immagine artistica ed umana una cornice di sincerità e candore, quasi, difficili da riscontrare in qualsiasi altro musicista che calchi le scene (le nostre in particolare) da più di vent’anni. Eppure il successo, quello con la ‘s’ maiuscola lo ha al massimo sfiorato, proprio perché la mentalità commerciale è un dono (se così vogliamo chiamarlo) di cui ha sempre fatto a meno. Sua identità costante è quella del viaggiatore musicale, del narratore un po’ folle innamorato del cabaret, con un eclettismo di fondo che lo spinge a pescare a destra e a manca in ambientazioni musicali assai diverse. Questa cassetta in particolare è capace di sballottare l’incauto ascoltatore da una ballata country a un rock scatenato, colpendolo a sorpresa con improvvisazioni a metà tra i raga indiani e la musica d’avanguardia per poi colpire senza ritegno con un romanticissimo valzer. E non è tutto. Bisogna calcolare anche i testi surreali di Kuipers che, fin dal titolo, danno un’idea assai precisa dell’autore; esempio: «Citizen Cake», «Inside An Ancient Henhouse» (con tanto di vero ‘effetto pollaio’, nel finale), «Pharoah Beppe». II tocco finale poi, è senza dubbio il testo italiano di «L’eremita», tra il visionario e il demenziale ma assolutamente coerente con il resto perché anche quando fa cantare solamente la sua chitarra acustica Francis ha una voce assai personale. Non per niente il poeta Gregory Corso ha scelto proprio lui per una collaborazione durata qualche anno. Oltre al plettro e la bottleneck del chitarrista l’incisione è animata da un gruppo di musicisti di tutto rispetto fra cui Antonello Salis al piano e fisarmonica, Enzo Pietropaoli e Mark Dresser al basso, Franco Coletta all’elettrica e Luis Agudo alle percussioni. “Superguitar” ne ha fatta un’altra delle sue con una compilazione di brani assai personale e atipica che, a volte, sfiora persino la genialità (vedi la tropicale «Grey Mist & The Parrot» ). Una sola raccomandazione: se avete un televisore cercate assolutamente di intercettare il suo video-clip. È chiaramente imperdibile.